Perdere qualche giorno di scuola per un viaggio è una buona idea

Avete paura e siete spaventati di far perdere la scuola ai vostri figli per intraprendere un viaggio? Possiamo comprendere queste esitazioni, tipiche soprattutto in quelle famiglie che non hanno la possibilità di poter partire nei canonici mesi delle vacanze scolastiche. Partire o andare a scuola: è un dilemma a cui ciascuno in cuor suo dà una risposta diversa. 

Ne abbiamo sentiti davvero tanti di “Non siamo partiti per non far perdere la scuola ai nostri figli”. Molti altri, al contrario, partono ugualmente, ma spaventati dalle conseguenze a livello scolastico di una assenza più o meno prolungata, e quindi con un enorme senso di colpa. Pur riconoscendo l’importanza fondamentale della scuola e dell’istruzione per i nostri figli, crediamo che questo non sia l’atteggiamento corretto. 

Quindi, se siete tra quelli che preferiscono rinunciare alla partenza, oppure ogni volta vi sembra di viaggiare con un macigno, calma e sangue freddo! Con qualche suggerimento siamo pronti a farvi cambiare idea, e convincervi che perdere qualche giorno di scuola per un viaggio può essere addirittura una buona idea! 

Un viaggio è un’esperienza formativa

La scuola, intesa come apprendimento e crescita culturale e personale, non si fa solo sui banchi o tra le quattro mura di un’aula. Anche un viaggio può essere una grande opportunità di formazione e crescita per i nostri figli. Vogliamo infatti ricordarvi che quando regalate un viaggio ai vostri figli state donando loro: 

  • tempo prezioso per stare in famiglia
  • l’opportunità di fare nuove esperienze e di mettersi in gioco 
  • la possibilità di apprendere la storia, la geografia e le scienze direttamente sul campo

Questi tre elementi sono fondamentali per poter guardare alla questione da un punto di vista differente. Il tempo speso per un viaggio non è mai tempo perso. Siamo tentati addirittura di dire che non sia tempo perso nemmeno una settimana trascorsa in un villaggio vacanze! A meno che i bambini non trascorrano le giornate intere in un baby-club, anche lì le occasioni di apprendimento non mancano. Una sessione di snorkelling alla scoperta di coralli e pesci tropicali ha forse meno dignità di un’ora di scienze? Una escursione in jeep tra le dune del deserto, dove fa caldissimo di giorno e poi freddo appena cala la notte, è forse un apprendimento meno interessante della lezione di geografia?

E se gli insegnanti lo sconsigliano?

Ci sembra improbabile che maestri e professori ci spingano a rinunciare ad un viaggio per non far perdere qualche giorno di scuola ai ragazzi. Tuttavia, se mai un insegnante ci sconsigliasse di partire per non far restare indietro con il programma i nostri figli, una risposta c’è. Si può rispondere che la scuola è (anche) fuori, che i bambini avranno occasione di leggere, scrivere, contare, conoscere, apprendere la storia la geografia e le scienze ed eventualmente far pratica con le lingue straniere sul campo, e sentirsi cittadino del mondo. Niente male come programma, ci pare. 

E’ anche possibile spingere sul pedale della collaborazione. Potreste per esempio confrontarvi con le insegnanti, cercando di capire come combinare ciò che il bambino avrebbe fatto a scuola con l’esperienza del viaggio. Si potrebbero in questo modo orientare in qualche maniera le esperienze da fare durante la vacanza. Ad esempio, effettuando un’escursione piuttosto che un’altra, oppure visitando un museo, allungando il viaggio se serve di qualche chilometro per effettuare una tappa che potrebbe rivelarsi adeguata al programma scolastico perso, e così via. 

Partire non significa abbandonare la scuola

In fin dei conti, non stiamo parlando di vacanze intorno al mondo della durata di mesi interi. Considerando che la scuola dura nove mesi, se i bambini non frequentano per una o due settimane, potrebbe non essere questa grande tragedia. I bambini, ahinoi, durante l’anno potrebbero anche ammalarsi, e perdere anche più giorni di scuola di quelli che rosicchierebbero con una vacanza “fuori stagione”.

In ogni caso, partire non significa che i bambini non possano in qualche modo svolgere delle attività che li tengano occupati come se fossero dei compiti, pur restando in un mood vacanziero. Ad esempio, potreste chiedere al bambino in viaggio di tenere quotidianamente una sorta di diario dove raccontare le sue avventure e annotare le cose nuove che ha imparato. Si potrebbe documentare il tutto con foto, cartoline, info-grafiche, biglietti di ingresso al museo, dépliant, brochure e quant’altro. Una volta rientrati a scuola, potranno mostrare il loro lavoro a compagni ed insegnati. Non si sentiranno affatto indietro con il programma. Al contrario, si sentiranno di essere addirittura un passo avanti, avendo potuto vivere in prima persona ciò che gli altri apprendono solamente sui libri. Tra l’altro, mostrando e commentando i propri elaborati, rispondendo alle curiosità degli altri, accresceranno la loro autostima. Questa ci sembra una attività di una semplicità estrema, ma carica di significato, e come questa ce ne sono molte altre. Siamo sicuri che ognuno di voi troverà il modo giusto per far divertire e nello stesso tempo far imparare tante cose nuove ai propri figli. 

Dopo avervi dato dei buoni motivi per partire durante la scuola, speriamo riusciate a passare sopra ogni pregiudizio o senso di colpa. Tenete bene in mente che quando fate viaggiare un bambino gli state regalando il mondo. I benefici di un viaggio sono enormi anche per i più piccoli, abbiamo dedicato un articolo a questo argomento.

Sete mai partiti durante la scuola? Che emozioni avete provato? Lo rifareste? O siete convinti che sia meglio privilegiare la presenza a scuola piuttosto che partire per qualche giorno? Scriveteci nei commenti, siamo curiosi di sentire la vostra opinione!

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